Crocefisso Cattedrale di Adria (RO)

Cristo di Lepanto
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CENNI STORICI

Questa singolare opera lignea, è denominata senza alcun fondamento Crocefisso di Lepanto.

Sebbene non esistono documenti che attestino una precisa provenienza del Crocifisso, l’isola di Creta si annovera come punto di partenza nella concatenazione dei fatti che portarono l’opera dove si trova, prima nella Cattedrale di Adria (località in provincia di Rovigo) e ora nel museo della stessa cattedrale.

Le due versioni correnti più accreditate sono:

  • il Padre Domenico dell’Ordine dei Minori Cappuccini, appartenente alla famiglia Guarnieri, prese con sé il Crocefisso e lo portò ad Adria quando lasciò Creta occupata dai Turchi (1665);
  • La seconda versione riferisce che, in una data non documentata, monsignor Stefano Penolazzi di Adria, nominato vescovo di Retimo (una delle diocesi di Creta) nel 1616 da Paolo V, abbia portato la scultura lignea in patria, dove morì nel 1641.

cristo in legno

CENNI ARTISTICI

Il Crocefisso di Adria è un dipinto su tavoletta di legno sagomata secondo il disegno, dagli spigoli stondati; il colore è steso su entrambe le facce della tavola, in modo da ottenere un davanti e un dietro, un tentativo di creare la tridimensionalità su un piano bidimensionale.

Quest’opera lignea presenta inoltre una difficoltà di attribuzione ad una precisa collocazione dal punto di vista artistico, infatti ci sono diverse teorie che lo attribuiscono a scuole diverse:

  • Scuola bizantina: per l’iconografia, il crocifisso infatti rappresenta il Redentore nell’accezione del Christus patiens, tipologia di croci dipinte tipicamente bizantine, con gli occhi chiusi, la testa china verso la spalla e il corpo incurvato contratto dal dolore. La realizzazione di tali immagini si basava sugli stilemi derivati da quelle province dell’impero bizantino che topograficamente definirono le varie scuole, tutte facenti capo all’arte elaborata dalla capitale;
  • Scuola greco-italiana: per una serie di tendenze stilistiche che fanno capo alla tradizione cretese, come l’astrazione e i colori brillanti utilizzati per dipingere l’opera, ma anche alla tradizione macedone per le tonalità più cupe e le linee più espressionistiche. Si percepisce la cultura figurativa italiana nelle lumeggiature sovrapposte alle cromie scure, nei caratteri distintivi con i quali vengono raffigurate le ginocchia e il torace e nel perizoma, il cui nodo sul fianco invece che nel mezzo, indica una derivazione dell’iconografia tipicamente italiana.

CENNI TECNICI-COSTRUTTIVI

Il supporto del Crocefisso è costituito da due assi di legno:

  • la prima ha le fibre orientate longitudinalmente e comprende, per l’intero spessore, la parte inferiore del corpo, fino alla spalla e per metà spessore, solo nel recto, anche il volto di Cristo, una parte delle braccia e quasi tutta l’aureola;
  • la seconda asse, inserita dal verso del dipinto, ha le fibre orientate trasversalmente e comprende per l’intero spessore le braccia, dalla punta delle dita fino a sopra il gomito, e per metà spessore, la parte superiore delle braccia, le spalle e la testa del Cristo. Quest’asse s’incastra sul recto con tutto il suo spessore per completarne l’aureola.

Per dipingere la tavola è stata utilizzata la tecnica della tempera all’uovo; la doratura è stata eseguita a guazzo, al di sotto dell’incarnato è stesa una terra verde in uso anticamente nella tradizione pittorica dell’Italia.

CENNI SULLO STATO DI CONSERVAZIONE

crocefisso Adria da restaurare

Le tavole presentavano un leggero attacco di insetti xilofagi e mostravano un danno causato da una grossolana riparazione, nei punti in cui le due assi s’intersecano per mezzo di grossi chiodi; gli stessi chiodi sono stati utilizzati per unire le due assi della croce, col tempo separatosi.

Inoltre le tavole manifestavano vaste mancanze della preparazione della pellicola pittorica, specialmente nei bordi e nella parte superiore tra l’aureola e la testa e vistosi sollevamenti della pellicola pittorica e della preparazione. Piccole zone risultavano stuccate e ridipinte in un vecchio restauro; su tutta la pellicola pittorica è steso uno strato di gommalacca alterata, in alcuni punti della pellicola pittorica si trovano tracce di cera adoperata per vecchi consolidamenti.

CENNI SULL’INTERVENTO DI RESTAURO

Per prima cosa è stato eseguito un trattamento di disinfestazione in camera a gas. Il Cristo è stato liberato dai chiodi e rincollato nel punto di unione delle due assi, lo stesso è stato fatto per la croce. Si è proceduto poi al fissaggio della preparazione e della pellicola pittorica, pulita dai vari strati di gommalacca che ne alteravano l’originale cromia, lo stesso procedimento si è svolto anche per la croce.

Sono state rimosse le stuccature in quanto instabili. Le piccole lacune sono state stuccate e reintegrate a tratteggio con colori ad acquerello, invece per le mancanze più ampie si è preferito lasciare a vista il supporto ligneo.

Le abrasioni della pellicola pittorica sono state velate ad acquerello. Come vernice finale è stata utilizzata la resina dammar sciolta in white spirit.

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